Di Asmara Bassetti
Ad un anno dalla sua prima invasione digitale, anche quest’anno Belmonte Calabro non ha perso l’occasione di fasi nuovamente “invadere”, al fine di valorizzare e pubblicizzare le bellezze artistiche e culturali del centro storico.
Organizzata da Belmonte in Rete con la collaborazione dell’associazione Barrueco, Invasioni Digitali – oggi nel contesto belmontese – è volta a promuovere la cultura attraverso nuove forme di comunicazione, supportando il patrimonio artistico e culturale di ogni città o paese, e raccontando l’esperienza dell’invasione vera e propria sui social. Via quindi a Facebook, ma anche a Twitter e Instagram per riprendere e pubblicare in tempo reale ciò che circonda i partecipanti durante l’evento, che verrà poi promossa attraverso i canali di Invasioni Digitali.
La seconda edizione per Belmonte si è svolta questa mattina poco dopo delle 9, partendo dal centro storico e facendo una panoramica verso il castello, dove il ritrovamento di una lunga canaletta e della “Stanza di Cardella” – probabilmente una cisterna o un luogo dove tenere generi alimentari – hanno reso ancora più interessante il tour. Invase anche le mura di cinta, la chiesa medievale, e le antiche costruzioni della città.
Evento, quello di oggi, che si va ad aggiungere ad una serie di incontri e di seminari già pianificati da Belmonte in Rete e l’assiocazione Barrueco per la valorizzazione ma anche la tutela del territorio. Da ricordare il seminario sull’erosione costiera dello scorso 15 aprile, il workshop fotografico sulla foto di paesaggio con uscita fotografica, solo per fare alcuni esempi, che termineranno con quello del 1° giugno il quale andrà a racchiudere varie argomentazioni ma nello specifico del territorio belmontese.
«Un modo di valorizzare le tipicità di Belmonte, gli aneddoti, gli usi, i costumi, le particolarità culinarie, oltre che i paesaggi, la cultura e l’arte. L’idea – dice Valentino Canturi di Belmonte in Rete – è quella di fare sempre qualcosa in più ad ogni invasione, coinvolgendo sempre più associazioni e realtà, al fine di far conoscere il territorio sia a chi partecipa fisicamente alle stesse invasioni, che a chi va a visitare la piattaforma».