Tre materie diametralmente opposte una dall’altra…, ho passato la notte a studiare ed ora non capisco più nulla, ho sonno e non riesco a collegare le parole, riferisce Martina, mentre Sara, riporta che all’ 1:15 rispondeva a messaggi per chiarire dubbi su Clemente V.
È coro unanime, il racconto di alcune studentesse liceali, ancor prima di iniziare a studiare vengo colta da uno stato d’ansia e di agitazione che non mi dà la possibilità di aprire il libro, tanto da essere colta da una disperata crisi di pianto…, a scuola dalla prima ora anche se l’interrogazione è all’ultima, vivo momenti di delirio, ascoltando gli altri ripetere argomenti che mi sembrano sconosciuti. Mi raccontano di aver, comunque, adottato una strategia di rinforzo positivo ed esattamente assumono la Posa del Super Eroe (Power Posing), (una postura aperta, espansiva, con le braccia larghe o alzate, con le mani verso l’alto e la testa con il mento leggermente in su), tale atteggiamento, secondo gli studi di Amy J.C. Cuddy, rende le persone fiduciose, assertive e meno reattive alle situazioni stressanti, esprime un senso di potenza, così da dare forza e sicurezza per poter affrontare la prova. Il mantra è: “Anche fingere di essere forti, può renderci più forti”
E poi raccontano di gesti scaramantici e i tentativi di dissoluzione o di dissipazione delle loro ansie, chi, prima di un’interrogazione, o prima di fare versione o un compito, deve assolutamente lavarsi i capelli perché altrimenti va male, c’è chi picchia il proprio compagno, chi continua a scrivere date e nomi per memorizzarli, chi ripetere senza fermarsi e chi fa pronostici sulle probabilità che il professore lo o la chiami all’interrogazione.
Per esempio, Lulù funge da oracolo segue il metodo delle interrogazioni adottato dalla sua professoressa e quindi indovina sempre chi sarà interrogato.
E vogliamo parlare della delusione del voto? Ero certa di meritare molto di più del sei e mezzo o del sette e mezzo, parte spietato il commento da parte dei compagni e c’è chi dice che per un solo momento di titubanza la compagna ha avuto un voto basso che non meritava, o chi afferma che seppur non ha avuto lo stesso momento di silenzio o di perplessità il docente gli o le ha dato mezzo voto in meno e questo non è giusto. E così tra i ragazzi si creano quei dissapori, quelle competizioni che forse inaspriscono i rapporti, quei rapporti che a quest’età sono fondamentali, vitali, sono ragioni di esistenza, di formazione e di crescita. E allora da parte degli insegnanti non sarebbe più opportuno commentare il presunto voto, attenzione non giustificare ma motivare, il voto non deve essere un dicta, un numero non spiega gli errori e non evidenzia i punti di forza. Discutere sul voto darebbe la possibilità ai ragazzi di vivere e condividere un momento di crescita, di assunzione di responsabilità ed eventualmente aver coscienza e conoscenza su come proseguire il percorso di studi per la determinata disciplina.
Il dopo interrogazione è sicuramente liberatorio, anche se va male hai la consolazione di non dover studiare per un po’, c’è il toto voto, il pianto o la risata di delusione o di liberazione.
L’ansia da prestazione che permea e compromette il benessere emotivo, l’umore dei nostri studenti, li rende suscettibili, insicuri, crea malessere, ma ancor peggio crea problemi d’identità.
L.C.