C’è chi fa dei libri un modo per comunicare agli altri il proprio messaggio. Pina Oliveti da anni si divide tra le sue due più grandi passioni: lavorare il pane e scrivere libri.
Il suo obiettivo è quello di far conoscere ai giovani la cultura del suo territorio con gli usi, costumi e sapori.
I suoi libri sono un concentrato di emozioni e tradizioni. È un viaggio da percorrere tutto ad una volta, con gli occhi chiusi, senza perdere il filo conduttore della storia.
La sua sensibilità, l’amore per le cose belle e reali e il suo sorriso, l’impegno, la costanza e l’attenzione sono le armi vincenti che portano il lettore ad innamorarsi dei suoi racconti .
È l’esempio reale che i libri hanno il potere di cambiare la vita e di renderla migliore.
Nel suo ultimo libro “Voci” edito da ilfilorosso, Pina Oliveti percorre un viaggio dentro se stessa, mettendo per iscritto tutto quello che la sua anima vuole comunicare. Suoni, vibrazioni e emozioni diventano il motore guida della storia.
Le voci di cui lei parla sono le sue emozioni, il suo essere donna, madre e figlia. È la descrizione perfetta della sua persona, lo specchio vero di ciò che è, un quadro pieno di scarabocchi e disegni.
Il dialetto della sua terra fa da cornice a questo quadro, che usa come strumento per arrivare agli altri. È un modo anche per onorare la sua amata terra e la sua gente.
Da dove è nata la passione per la scrittura?
La scrittura mi accompagna da sempre, da ragazzina componevo racconti, da adolescente appuntavo disordinatamente ogni sensazione o difficoltà insormontabili a quella età. Da donna matura il desiderio di conservare e far conoscere alle nuove generazioni, la cultura del territorio, attraverso gli usi, le tradizioni, i racconti, i rituali e l’alimentazione. Ho ripreso a studiare, a documentarmi e soprattutto ad ascoltare i racconti, più o meno fantastici, della generazione che ci ha preceduto.
Che importanza hanno per te, le voci descritte nel libro?
Le Voci, sono le mie emozioni, le Voci della mia infanzia del mio essere madre, figlia, sorella, sposa, amante. Sono io o meglio è l’altra me, quella che grida, si ribella ama e si rattrista, quando il mondo che la circonda è appannato dall’oblio dei luoghi, dalla bellezza dei sentimenti e il trascorrere del tempo non cambia lo status quo del quotidiano. E la voglia di ribellarsi a tutta questa indifferenza, e di lottare per cambiare anche se con immensa fatica,quella del vivere e del amare. Le parole nel mio dialetto sono lo strumento per arrivare a gli altri per poi lottare insieme.
Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
L’amore per la mia terra e per la mia gente, attraverso il dialetto che è forza esplosiva e attraverso la poesia che per me é forza dirompente e reazionaria.
Qual è il messaggio che vorresti arrivasse ai tuoi lettori?
Il messaggio fondamentale è l amore, in ogni sua declinazione, impegno civile e non politico che è fazioso, il riappropriarsi dei luoghi, delle tradizioni, il ripopolare in ogni senso, i borghi i rioni il territorio. Ed infine amare la bellezza in ogni cosa.
Secondo te, è importante che ognuno di noi faccia un viaggio dentro se stessi, dentro la propria anima?
Ritrovare se stessi è un viaggio infinito, senza dubbio il viaggio più pericoloso e importante che ognuno di noi deve affrontare, prima o poi. L anima ci parla in continuazione, a volte anzi il più delle volte non ascoltiamo i suoi suoni, le sue vibrazioni. Si sicuramente, ascoltandola riusciremo a cogliere tutte le sfumature delle emozioni che sono sorprendenti.
Con quale aggettivo, parola definiresti il tuo libro e perché?
Il titolo è emblematico Voci, tante,sincere, gioiose, malinconiche, rabbiose…etc.
Difficile racchiuderlo in una parola…provandoci lo definirei “reazionario”, ma lo è di più. Vorrei che il lettore provasse a definirlo!
Articolo di Alessandra Caruso