OTTIMISMO O PESSIMISMO: CON QUALI OCCHI GUARDARE AL FUTURO?

Siamo alle soglie di una nuova era dove bracci robotici serviranno patatine, assembleranno cellulari, serviranno la spesa e con la spazzatura si costruirà il pianeta. Si è alla fine di un’altra era, quella della rivoluzione Industriale, della lotta progressiva dei diritti.

Questo passaggio da un’epoca all’altra provoca per alcuni paura, per altri invece è elettrizzante. Si è diritti verso un mondo di cyborg intelligenti, ciò vuol dire che il nostro mondo va completamente ripensato. E questo futuro fa paura, stanno sparendo troppe cose a cui si è abituati e non ci va di pensare che tutto dipenda dalla tecnologia cioè dagli “scienziati pazzi” come il cinema ci ha abituato a pensare.

Il movimento verso il futuro travolge con sé il pessimismo e l’ottimismo degli umani “sacrificati” per lo sviluppo del pianeta. Però, schierarsi a favore dell’atteggiamento pessimistico o ottimistico, non è la scelta giusta da compiere. È controproducente confrontarsi con un ottimista che, di fronte ad una futura rivoluzione di insegnanti e ingegneri risponde: <<l futuro è la grande bellezza>>.

Medesimo discorso vale per i pessimisti a cui tremano le gambe al sentire pronunciare il termine “progresso”.

Ciò che fa paura è la stessa cosa che permette di definire le persone progressiste: il progresso.

Per andare incontro al futuro, è necessario che la singola persona  abbia dentro di sé sia la virtù del pessimista che quella dell’ottimista. Virtù che si concretizza  per l’ottimista nella curiosità e per il pessimista nella paura. La paura non è sempre irrazionale e la curiosità non porta sempre all’inferno.

Ogni giorno la Stampa Internazionale rivela piccole chicche sul futuro. Ecco, dinanzi a delle notizie del genere bisogna avere paura e curiosità. Ottimisti e pessimisti stanno rifiutando la sfida più grande di quest’epoca:  farsi un’idea del futuro partendo dalle informazioni contrastanti che ci arrivano. Non esiste un pensiero dinamico, futuro che non contenga paure e speranze insieme. Nessuna epoca si dirige verso il futuro con sicurezza. Oggi tutto sembra l’apocalisse perché sembra che quel presente perfetto, stia davvero smettendo di funzionare.

Essere coraggiosi non significa non avere paura. Significa fare le cose malgrado la paura ed è normale spaventarsi quando si vive in presa diretta il passaggio da un’era ad un’altra perché non sai mai cosa accadrà. Che tu ne sia spettatore o interprete, ti chiedi sempre se vedrai la fine del primo atto. Il secondo è una possibilità, il terzo, una speranza e il futuro, un’ipotesi. Tutto è un’incognita, un interrogativo che tiene con il fiato sospeso, ma è proprio questo che deve trasmetterci una vitalità esasperata.

L’umanità sta vivendo una grande avventura. Forse il progresso ci ha fatto perdere il senso delle proporzioni, forse ciò che è avvenuto è troppo grande per essere giudicato da noi. Come il miracolo del primo pesce che non si rese conto di essere uscito dalle acque per essere diventato uomo, noi non ci rendiamo conto di aver toccato un altro pianeta per diventare qualcosa che non sappiamo nemmeno immaginare.

Articolo di Alessandra Caruso