di Asmara Bassetti
Sotto un cielo plumbeo e minaccioso che ha però dato il tempo di tagliare il nastro e di fruire del risultato dei restauri, si è svolta ieri l’apertura dei ruderi della chiesa di San Francesco di Assisi ad Amantea, la più antica della città nepetina. Pare infatti che sia stata fondata sulle rovine di un vecchio cenobio risalente all’anno 1000, a sua volta realizzato sul sito di una antica moschea di origine araba.
In nome con cui l’area è conosciuta oggi, si deve, secondo fonti storiche al beato Piero Catin, compagno di San Francesco d’Assisi, che nel 1216 assieme ad altri religiosi fondò un complesso monastico e l’attigua Chiesa di San Francesco. Struttura gravemente distrutta dai francesi nel 1807-1808 e ridotta in rovina dall’incuria e dal tempo, ha dovuto subire un lungo processo di restauro prima di tornare fruibile a turisti e visitatori.
«Riconsegniamo alla città e alla Calabria un posto veramente bellissimo. Chiunque potrà visitare questi luoghi si troverà di fronte un’opera architettonica artistica dal paesaggio mozzafiato.» A parlare così il sindaco della città di Amantea Monica Sabatino, orgoglioso insieme a tutta l’amministrazione, dell’inaugurazione della giornata di ieri, che ha ridato vita ad uno tra i posti più belli e suggestivi della costa.
A tagliare il nastro, tra palloncini tricolore in occasione della festa di liberazione, oltre al primo cittadino ed alle istituzioni ecclesiastiche e civili, particolarmente emozione trapelava dalla Confraternita del Santissimo Rosario, storica istituzione composta dai marinai di Amantea originaria del 1600 che, proprio in questo luogo aveva istituito la sede, prima di essere trasferita nella Chiesa Matrice.
Un luogo ricco di fascino, collocato sul versante nord della collina, a strapiombo sul torrente Catocastro ed ai piedi della Torre del Mastio, da cui si gode una meravigliosa vista sulla città nepetina che rende perfetto il connubio tra bellezza e cultura, tra turismo e sacralità.
Si va così ad aggiungere un’altra attrattiva al complesso “percorso della conoscenza” avviato dall’Amministrazione Comunale attraverso i fondi POR CALABRIA FESR, un percorso che sarà sicuramente in grado di portare fino alle pendici del Castello molti visitatori, tramite una serie di vie e scalinate scavate nel tufo che si inerpicano lungo gli stretti anfratti del centro storico affiancando le innumerevoli grotte che rendono ancora più suggestivo il tutto.
L’unica nota stonata: le scritte a vernice spray sulla roccia delle grotte ad indicare “Proprietà privata” e “Castello Privato”. Per chi ama non smentirsi mai, nemmeno il giorno della liberazione!
Ecco alcuni momenti dell’evento (foto di Asmara Bassetti)