Di fronte al mare, ogni uomo impara il proprio limite. In una barca a vela, questo insegnamento diventa una realtà quotidiana, fatta di vento, onde e decisioni rapide.
L., giovane diciassettenne, insieme ad altri suoi coetani, domenica 6 ottobre 2024, si imbarca su Neptune e mentre la conduce con il timone, libera i suoi pensieri al vento e afferma che gli si è aperto un mondo nuovo, un mondo che non pensava potesse appartenergli. “All’inizio mi sentivo fuori posto, come se non meritassi questa possibilità, questa libertà. Penso e ripenso all’azione che mi ha portato a dover vivere questa restrizione, il mio passato a volte mi tira ancora indietro. Ma essere in mezzo al mare è una sensazione strana, lontano da tutto, mi fa sentire il peso dei miei errori, ma il vento che mi soffia in faccia, il mare che si muove sotto di me e il silenzio dell’acqua mi fanno rimbombare il caos che ho vissuto dentro di me negli ultimi mesi. Ed è proprio questo silenzio che fa spazio dentro di me, mi fa riflettere, davvero, su chi sono e su quello che ho fatto. Per un momento, ho pensato che anche io merito una seconda possibilità, che forse, nonostante tutto, posso e devo cambiare rotta, come questa barca che posso dirigere rispettando il vento”.
L. preso dall’entusiasmo della sua bravura nel condurre una barca a vela di 10 metri, lancia i suoi pensieri più intimi ad alta voce con l’intento di farli arrivare attraverso il vento a tanti altri ragazzi che oggi vivono la sua stessa situazione.
La navigazione a vela non è soltanto uno sport: è un percorso di formazione in cui il rispetto delle regole e la collaborazione sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi. In barca, ogni componente dell’equipaggio ha un ruolo preciso e nessuna azione può essere trascurata. Il vento e il mare non riconoscono errori, insegnano ai giovani l’importanza della disciplina, del rispetto reciproco e della responsabilità individuale.
Per i ragazzi che provengono da situazioni familiari e sociali difficili, questo ambiente rappresenta una sfida ma anche un’opportunità di riscatto, le regole in barca non sono imposte da un’autorità astratta, ma diventano essenziali per la sopravvivenza stessa e per il benessere del gruppo. Si impara a gestire lo spazio, il tempo e le risorse in maniera efficiente, sviluppando così una forma di disciplina che non è punitiva, ma costruttiva.
La barca a vela, con le sue sfide e la necessità di cooperare, offre un ambiente in cui le dinamiche distruttive possono essere sostituite da comportamenti costruttivi. In mare, ogni ragazzo è chiamato a svolgere un ruolo attivo, a seguire le regole e a rispettare gli altri membri dell’equipaggio, processo che rompe i cicli di ribellione e isolamento che spesso caratterizzano i loro vissuti, dando loro un nuovo modo di interagire
La vela offre uno spazio protetto ma allo stesso tempo esigente, dove ogni decisione ha un impatto concreto e immediato. Questo aiuta i ragazzi a sviluppare il senso di responsabilità, a comprendere che le loro azioni hanno conseguenze, e li sprona a uscire da schemi di comportamenti disfunzionali.
La disciplina nautica diventa un potente strumento educativo per superare le dinamiche negative che possono aver interiorizzato nel corso della loro vita e proprio grazie al Protocollo operativo siglato tra l’Ufficio Servizio Sociale per i Minorenni di Catanzaro e la Lega navale Italiana – Del. Mirto Crosia, alcuni ragazzi potranno vivere e far proprie attività predisposte a conoscere la cultura del mare, essere avviati allo sport della Vela, fare attività specifiche volte alla protezione e conservazione dell’ambiente marino e non, ancora tra gli obiettivi perseguibili e sicuramente raggiungibili, c’è quello di creare le competenze utili e indispensabili nel settore nautico, così da collaborare nelle attività di eventi sportivi, e nel supporto e assistenza a persone con disabilità.
L. e tutti i ragazzi che vivranno quest’avventura di libertà, vento e mare devono quest’esperienza, alla lungimiranza del Direttore dell’Ufficio Servizio Sociale per i Minorenni di Catanzaro, Dottoressa Anna Costanzo e del Presidente LNI Delegazione di Mirto Eugenio Fusaroro De Marco, che nel suo mandato vuole fermamente portare avanti la missione di “Jack La Bolina”, il quale auspicava la creazione di una struttura associativa per “creare una corrente spirituale nel pubblico italiano, richiamando l’attenzione e suscitando l’amore per le cose navali e la grande, multiforme attività che sul mare si svolge”.
L.C.