
Sono stati due giorni ricchi di sfilate ed installazioni quelli appena conclusi a Palazzo Giureconsulti, all’ombra del Duomo, dove tra invitati e addetti ai lavori, studenti e giornalisti, passanti e turisti ha avuto luogo l’edizione 2024 di IED Avant Défilé, l’evento graduate che celebra le creazioni degli studenti diplomandi al corso di Fashion Design di IED Moda Milano.
Tre vincitori scelti tra le dieci collezioni da oltre 1100 votanti, fa sapere poco prima di svelare i nomi dei vincitori Olivia Spinelli, Head of Fashion School IED Milano, che ha curato anche la direzione artistica dell’evento.
Il Premio del Fashion System, assegnato dal cavalier Mario Boselli di Luxury Jersey, è andato a Marco Servedio, autore della collezione “3K” ispirata al lavoro nei cantieri, anche grazie al papà operaio, e che pone l’accento sulla sicurezza e sulla prevenzione dei rischi, attraverso abiti-uniformi in tessuti tecnici resistenti e performanti (Majotech), attenti alle diverse fisicità e dotati di inserti tecnologici (LED alimentati da batterie e pannelli solari, che si caricano di giorno e danno più visibilità quando la luce scarseggia; chiusure che garantiscono mobilità e versatilità, trasformando parte dell’uniforme in zaini e porta caschetti).
Il Premio della Stampa, consegnato da Yves Tsou, coordinatore editoriale del magazine CAP 74024, è andato a Emma Baroni e alla collezione “Je vois encore” ispirata all’ambiente e all’artigianalità delle valli del Trentino, che ha commosso con il tema del ricordo sensoriale, in capi che fanno sentire il calore del luogo di origine.
Il Premio del Pubblico, consegnato dal docente IED Michele Guazzone, è andato infine a Matteo Gagliano e al suo “Cicardian Rhythm”, collezione omaggio al sogno e al notturno e ancora all’artigianalità: il damasco e la lana di pecora grezza – l’interno e l’esterno del cuscino simbolo della notte – si fondono a creare giacche, canottiere, gonne e copricapi.
“I nostri diplomandi hanno accolto una grande sfida, lanciata direttamente dal cuore di Milano: quella di aprirsi con coraggio e responsabilità a un pubblico ampio, di conoscenti e non solo, spiegando – ciascuno con il proprio linguaggio e la propria estetica – cosa significhi progettare e cosa stia dietro al pensiero che si tramuta, attraverso il Design, in azione” – ha commentato Olivia Spinelli – “Come scuola orgogliosamente italiana trasmettiamo ai nostri studenti e studentesse una metodologia che è figlia della nostra cultura, con uno sguardo sempre aperto allo scambio e alle commistioni e che va oltre il solo lavoro. Citando Ettore Sottsass – da un decalogo inedito del 1994, intitolato Design: come saranno i fiori funzionali? – ‘il Design in Italia non è una professione, è un modo di vivere’”.
Nella due giorni vi sono stati diversi momenti di performance live in cui gli outfit hanno preso vita dentro e fuori Palazzo Giureconsulti, in una cornice di racconto personale e collettiva insieme. Tra le varie tematiche affrontate nei progetti, accomunati dal potere altamente espressivo (se non addirittura “sovversivo”) attribuito all’abito e dall’esaltazione del legame con la famiglia e i luoghi di origine: ancora il tema del lavoro (con “Azione di cura” di Alessia Ferrucci, designer di origini filippine da parte materna, che punta a nobilitare i gesti di addetti alle pulizie e domestici; le atmosfere del clubbing techno (“Momento” di Christian Torchia) e del gotico/horror (“Not scary” di Filippo Ghini), ambienti da cui guardare il mondo con meno edulcorazioni o attraverso cui influenzare la percezione che gli altri hanno di noi. E ancora si affida all’abito il ruolo di armatura verso l’esterno, per puntare a un nuovo inizio (“Indossando la Pioggia” di Davide Casadei) o quello di strumento di ricostruzione, superando i propri limiti (“Icaro” di Stefano Marra). Si reinterpreta il “caos” dello streetwear in chiave orientale, alla ricerca di pace e armonia (“Edo Yankees” di Niccolò Mattavelli) e l’abbigliamento tecnico sportivo con elementi decorativi, alla ricerca di una performance wear coture (“Round around” di Andrea Cella).
Ad accogliere i visitatori a Palazzo Giureconsulti è stato anche il magazine Young Monsters issue N.4, pubblicazione annuale – distribuita con l’occasione gratuitamente – dedicata alla sperimentazione e alla ricerca visiva, fondata e diretta dal docente IED Mattia Ruffolo nel 2021. Si tratta di un numero realizzato internamente in IED Milano con i progetti degli studenti e delle studentesse al secondo e terzo anno del corso in Fashion Stylist.