L’attesa del loro beniamino si è sciolta in lacrime alla sua entrata. Antonio Dikele Distefano sfila nella libreria Mondadori tra i tantissimi giovani, sopratutto ragazze, venute da ogni parte di Cosenza e provincia, che lo applaudono commosse . Inizialmente timido, si scioglie piano e inizia a raccontare il suo nuovo libro ” Chi sta male non lo dice” edito dalla Mondadori da due soli giorni e diventato da subito un caso letterario per lo straordinario tam tam sui social.
Personaggi che soffrono, spezzati dentro, rotti: Ifem e Yannik sono i protagonisti della storia, lei innamorata a tal punto da giustificare anche la droga di cui Yannik fa uso per lenire dolore e rotture interiori.
“I miei personaggi nascono così – racconta Antonio- senza che io sappia spiegarmelo, molti di loro son estrapolati dalla vita che vivo e dalle cose che mi circondano, per esempio il personaggio di Ifem somiglia moltissimo a mia sorella mentre in Yannik ho voluto sommare la storia di molti amici che la droga ha ucciso”. Solitudini,mancanze, assenze, abbandoni, la difficoltà a credere nella vita quando questa ti toglie più di quanto ti dà: sono alcuni dei temi del romanzo, insieme alla storia dell’integrazione e della cittadinanza.
Ifem e Yannik scontano la loro diversità e anche una storia di sogni infranti che i figli ereditano dai genitori partiti dall’Africa per “na Poto”, l’ Europa, senza sapere che questo paese non è pronto ai loro tratti del viso nè preparato a sostenere le loro ambizioni.
Basta avere la pelle un po’ più scura per essere preso di mira, il taglio degli occhi diverso per sentirsi intruso, un cognome con troppe consonanti per sentirsi gli sguardi addosso. Temi impegnati quelli di Antonio Dikele Di Stefano che scrive ” quando è depresso, per trenta minuti al giorno”, e che in questi anni è cresciuto tantissimo sia come persona che come scrittore.
“Oggi sono più consapevole, ho meno ansia e paura della gente, nei miei tour letterari ma ancora devo crescere per diventare scrittore, non mi considero infatti uno scrittore, devo leggere molto e scrivere tanto e, come dice la mia editor, imparare a descrivere i personaggi nei loro tratti fisico/somatici che mi viene particolarmente difficile”.
Invece è cresciuto nella narrazione e lo sostengono anche le tante fans che hanno praticamente ingoiato i suoi libri, dal primo, quello d’esordio del 2015, ” Fuori piove, dentro pure. Passo a prenderti ?”, al secondo del 2016 ” Prima o poi ci abbracceremo”, all”attuale “Chi sta male non lo dice ” che presenta una trama più fluida e coesa rispetto alla frammentazione della sua narrativa precedente, e una doppia focalizzazione prospettica con i due personaggi che raccontano la loro storia in due momenti diversi del libro.
“Anche la copertina è più bella – ci confida Antonio- sembra un quadro con l’acqua del mare in movimento e un uomo che s’intravede sotto la superficie. La più bella fra le tre”. Anche il titolo colpisce molto e ” nasce da una delle tante frasi che appunto sulle note del mi telefono o su Instangram per avere sempre una riserva di belle citazioni “. Titolo significativo: ” non limitatevi – ci suggerisce Antonio- a chiedere ‘ come stai?’ a chi amate sul serio, perché chi sta male non lo dice”.
Amatissimo per le emozioni e i sentimenti che riesce a trasmettere con i suoi libri, oggi Antonio vive a Milano, dopo aver vissuto a Ravenna, con i suoi amici con i quali gioca sempre alla Play Station, ama stare molto in casa perché agorafobo, uscire di sera o notte per scoprire angoli sconosciuti della città, osservare le persone, distrarsi con i Social e avere la fortuna di poter scrivere aspettando, come dice lui, di diventare “scrittore”.
Articolo di Alessandra Caruso