La scatola nera della nostra vita

Se pensiamo a “La scatola nera” cosa ci viene in mente? Potremmo pensare idealmente alla parte più oscura del nostro io, la scatola dei vecchi ricordi ma in realtà è qualcosa di più semplice, di più pratico.
Il telefonino è diventato il luogo segreto, il rifugio dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Il portale in cui si racchiude una sfera opposta alla realtà. “Scatola nera” perché lì dentro ci si pone tutto quello che nella realtà si nasconde.
Se un tempo si usava solo ai fini di una comunicazione controllata e  responsabile adesso sta diventando una vera e propria dipendenza, un abuso con effetti collaterali annessi.
Basti pensare solo al processo di sviluppo che ha avuto il telefonino in tutti questi anni. Dal “Motorola” che aveva solo funzioni base come telefonare e mandare messaggi all’ “iphone” di ultima generazione con software aggiornati all’ultimo sistema di utilizzo.
L’arma fatale all’esistenza umana sono i Social Network, (rete sociale in italiano) che hanno disintegrato la nascita e la crescita dei rapporti umani. Questo perché le amicizie vengono sottoscritte su modulo di richiesta, gli incontri su siti appositi e le “antiche chiacchierate” su applicazioni congiunte di emoticon create appositamente per qualsiasi emozione o sensazione.
L’antica civiltà dei rapporti si sta paralizzando e si sta preferendo agli occhi e al viso di un’altra persona un piccolo schermo su cui gestire la propria vita.
Se realmente si ponessero i telefonini di ognuno su un tavolo, lasciandoli alla visione di tutti, quanti segreti verrebbero fuori e quanti matrimoni, relazioni e famiglie si sfascerebbero? Potrebbe essere un giusto esperimento ma chi rischierebbe? Chi perderebbe la propria dignità dietro un gesto simile? Nessuno.
Nessuno perché si è schiavi di un meccanismo che ha portato l’uomo a regredire e a nascondersi dietro ad una scatola nera.
Forse è meglio non rinnegare i tempi in cui fare una semplice telefonata costava tempo e denaro perché, il lato positivo, è che se ne acquisiva in altro come amore amicizia e contatto.
Questa scatola nera, probabilmente porterà il mondo ad una grande crescita, ad un grande sviluppo conoscitivo e integrativo  ma siamo certi basterà? E il lato emotivo e psicologico saranno ancora il fulcro da cui far dipendere l’animo di ognuno?
Questa considerazione è tratta dal film “perfetti sconosciuti” di Paolo Genovesi.
La trama racconta di Eva e Rocco (Kasia Smutniak e Marco Giallini) che invitano a cena a casa loro gli amici di sempre: Cosimo e Bianca (Edoardo Leo e Alba Rohrwacher), Lele e Carlotta (Valerio Mastrandea e Anna Foglietta), e Peppe (Giuseppe Battiston). I padroni di casa sono ormai da tempo in crisi, situazione cui contribuisce anche il rapporto conflittuale con la figlia adolescente; la seconda coppia è invece formata da novelli sposi, i terzi hanno anche loro i propri problemi, mentre l’ultimo, dopo il divorzio, non riesce a trovare né un lavoro né una compagna stabile.
Durante la cena Eva propone a tutti di mettere sul tavolo il proprio cellulare e di rivelare ai presenti il contenuto di tutte le comunicazioni che riceveranno nel corso della serata: pur con qualche tentennamento tutti accettano, ma quello che doveva essere un gioco si trasforma ben presto nell’occasione per rivelare tutti i segreti dei commensali.
La cena si articola fra momenti goliardici e altri di forte contrasto, ma a serata conclusa si scopre che in realtà il gioco dei cellulari non si è svolto in seguito all’opposizione decisa di Rocco e i commensali se ne ritornano a casa, dopo quella che è stata un’ordinaria cena tra amici.
È una vera opera d’arte in quanto il regista ha avuto la grande capacità di mettere in scena la realtà sociale di oggi ovvero quanto si inserisce dentro al cellulare.

Articolo di Alessandra Caruso