Cos’è la scuola? Lo abbiamo chiesto ad alunni e insegnanti

“Cos’è per te la scuola?”. Abbiamo posto questa domanda ad alcuni bambini e ragazzi, per rappresentare la scuola in ogni suo ordine e grado.
<<La scuola – esordisce Lorenzo per la scuola primaria- è una grande seccatura, dove si studia soltanto e non si ha tempo per giocare>>.
<<È bella -continua Camilla per la scuola primaria di secondo grado- ma allo stesso tempo noiosa e noi per i professori, siamo soltanto dei numeri>>.

<<Per me la scuola è un luogo in cui si apprende e si forma il nostro sapere -sostiene Silvia per la scuola secondaria di secondo grado- e dove un ragazzo ha la possibilità di mettersi alla prova>>.

La stessa domanda l’abbiamo posta alla professoressa Antonietta Cozza la cui risposta è stata: << Per me la scuola è tutto,una sorta di grande agorà fatta di sentimenti, di emozioni, di conoscenze però a mio parere, dovrebbero essere cambiate molte cose>>.

Dalle risposte ci si rende conto che della scuola non si ha un’immagine perfettamente positiva. Però, se non avesse questo ruolo importante e se non fosse il primo centro di sapere, la nostra società avrebbe al comando uomini e donne di bassa cultura.

La cultura è colei che permette all’uomo di crearsi una propria dignità, un proprio senso del dovere e di responsabilità nella speranza di rendere l’esistenza meno incerta.

La scuola permette di dare una forma ai sogni di ogni bambino, di ogni ragazzo, alle prospettive future che fortunatamente ancora esistono. Quanto può essere vitale avere l’opportunità di assaporare tanta cultura e sapere?
Per molti bambini e ragazzi è “normale” svegliarsi la mattina e prepararsi per andare a scuola ma per altri purtroppo non è così.
In alcuni paesi come l’Africa, l’India e anche dell’Afghanistan si deve lottare per poter imparare qualcosa e non è rilevante se questo avviene nella classe più bella del mondo o in una capanna abbandonata perché per loro, l’essenziale, è poter studiare e acculturarsi.

Prendiamo come esempio Malala, che da anni si prodiga affinché le ragazze del suo paese possano avere il diritto allo studio oppure quel piccolo paesino italiano distrutto dal terremoto. Qual è stata la prima cosa a cui il Ministero ha prestato attenzione? La scuola. In pochissimo tempo sono state costruite delle piccole casette a mo di scuola a per permettere ai ragazzi di non perdere l’anno e di continuare ad istruirsi.

Queste diverse situazioni dovrebbero far riflettere, dovrebbero far rendere conto che la scuola non è un “lager” come molti la descrivono, ma un’opportunità di crescita, di confronto. È una possibilità che non si dovrebbe buttare al vento.
Il diploma dato alla fine di questo viaggio, non è solo un attestato da incorniciare, ma il brevetto, il primo documento per la conquista di una propria libertà.
La scuola non solo ti mette in spalla un grande bagaglio culturale ma anche di creare una propria realtà di pensiero.

Il vestito da studente e anche quello da insegnante, non è semplice da indossare, a volte lo si avverte più stretto e altre volte diventa l’armatura che più amiamo sfoggiare.

In conclusione abbiamo posto ai nostri intervistati un’altra domanda: “come vorresti fosse la scuola?”
Dalle tutte le risposte abbiamo dedotto un unico pensiero comune ovvero che si ha il desiderio di una scuola più aperta dove glia alunni non siano numeri ma persone quali sono, senza voti, banchi, cattedre e muri tra docenti e discenti. Una scuola ambulante che può svolgersi in qualsiasi luogo dove il docente assume la funzione di tutori che suggerisce delle indicazioni per studiare e che sia un vero formatore di anima, un esempio reale di vita.
Articolo di Alessandra Caruso