Il grande concorso fotografico Wiki Loves Monuments, organizzato e promosso in Italia dal 2012 diventa un libro che racconta attraverso cento immagini più iconiche, le vincitrici delle dieci edizioni appunto, il grande patrimonio culturale italiano.
Il libro edito da Ledizioni, prodotto da Wikimedia Italia, curato da Iolanda Pensa con il coordinamento generale di Paolo Casagrande e la revisione testi di Dario Crespi, è pensato come un database di schede dedicate ai monumenti, raccogliendo immagini e testi interamente provenienti da Wikimedia e dai progetti collegati.
“Questo libro raccoglie le fotografie vincitrici di dieci anni di concorso ma in realtà, ancora più centrale per il senso e il significato di Wiki Loves Monuments, sono le oltre 180.000 immagini prodotte in Italia che non hanno vinto premi ma hanno trasformato i puntini rossi dei monumenti ancora non fotografati in blu, contribuendo così alla documentazione libera. Lo dedichiamo alle migliaia di volontari italiani che ogni giorno scrivono, modificano e aggiungono foto a Wikipedia, Wikimedia Commons, Wikidata e a tutti i progetti Wikimedia e che documentano il patrimonio sulle mappe di OpenStreetMap” racconta Iolanda Pensa, la presidente di Wikimedia Italia.
Tra le pagine anche una disamina, a cura di Enrico Bertacchini e Chiara Filia del Dipartimento di Economia e statistica dell’Università di Torino, analizza i dieci anni del concorso a partire dalla digitalizzazione per focalizzarsi sulle sfide del cosiddetto libero accesso, il riuso delle immagini sul patrimonio culturale italiano e la ricaduta sulla promozione turistica dei territori.
Le immagini, ben 100 che raccontano in ordine cronologico l’immenso patrimonio culturale della penisola, ognuna affiancata da una pagina che rimescola foto e voci enciclopediche correlate, dimostrando come sia possibile produrre nuova conoscenza partendo dai contenuti condivisi dei volontari che lavorano ai progetti Wikimedia.
Inoltre sfruttando il concetto del link tra le voci (una delle prerogative che ha fatto la fortuna di Wikipedia) il volume crea collegamenti e cortocircuiti, avvicinando luoghi e argomenti apparentemente distanti.
Capita allora, grazie ad un panorama della Val d’Orcia, di partire alla scoperta della via Francigena, di Federico Barbarossa e della mummia di Zagabria, tutti elementi citati nella stessa voce enciclopedica.
Oppure il Castello della Valle di Fiumefreddo Bruzio, classificatosi nella top ten del 2013 viene collegato a Salvatore Fiume, all’Assedio di Amantea e nientemeno che al grandissimo Michelangelo Buonarroti.
Rimanendo sempre in Calabria, nell’edizione 2014 è la volta di Corigliano Calabro ad entrare nella top ten facendo conoscere il suo meraviglioso castello, gli affreschi Trompe-l’oeil ed i lampadari in cristallo di Boemia. Mentre l’Arena dello Stretto di Reggio Calabria è tra le finaliste dell’edizione 2016 con questa motivazione: “immagine onirica di ottima composizione fotografica che congiunge idealmente le due sponde dello Stretto”.
Sempre in Calabria, presso il Museo Nazionale Archeologico di Sibari pochi giorni fa si è svolta la premiazione del concorso locale Wiki Loves Monuments Calabria 2022 e l’inaugurazione della “Mostra fotografica sui castelli e le fortificazioni della Calabria” che resterà aperta al pubblico fino al 9 gennaio prossimo.
Tornando al libro “Wiki Loves Monuments” – Dieci anni di concorso fotografico in Italia, presentato in anteprima giovedì 1 dicembre nella Biblioteca Parco Sempione di Milano, la copertina in blu è una citazione al colore dei link di Wikipedia, un concept ideato dal laboratorio di comunicazione Baringo in collaborazione con lo studio grafico TOMO TOMO.
Tra le particolarità dell’opera c’è anche la filosofia di distribuzione, ovvero in Open Access con tutti i contenuti rilasciati in licenza Creative Commons CC-BY-SA 4.0 per i quali è possibile scaricare gratuitamente la versione digitale in PDF.
L’edizione cartacea, 248 pagine in brossura con aletta (30 €), è disponibile dal 12 Dicembre sul sito www.ledizioni.it a tiratura limitata.
Foto di copertina – da Wikimedia Italia
Articolo di Settimio Martire